I Musei del Cibo

Il sapore della cultura

di Silvia Ugolotti

I libri nutrono la nostra intelligenza, i musei ne sfamano la curiosità. Alcuni in particolare. Propongono assaggi, esibiscono ricette centenarie, preparazioni, vecchi utensili, percorsi sensoriali. In alcuni casi prevale la ricostruzione storica, in altri la valenza antropologica. Ce ne sono in tutto il mondo, dai più bizzarri ai più didascalici: a Parma, cuore della food valley, i Musei del Cibo sono un circuito che si srotola in una cinquantina di chilometri a raccontar prodotti doc, eccellenze del territorio e l’arte di chi li lavora. Dal Prosciutto Crudo al Parmigiano Reggiano, dal Salame alla Pasta, poi il Pomodoro e il Vino. In fondo, come scrisse Lord Byron, “Tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo”.

 

Museo della pasta

Ospitato in un edificio d’epoca medioevale per la trasformazione agroalimentare il museo racconta la storia dell’azienda Barilla dall’inaugurazione dello stabilimento nel 1910. Il percorso si divide in dieci sezioni che vanno dalle tecniche agricole alla produzione di pasta fresca e secca. I macchinari sono originali e le trafile esibiscono oltre cento formati.

Da notare: il più antico campione di pasta industriale datato 1837.

Corte di Giarola, strada Giarola 11, Collecchio

 

Museo del pomodoro

Cluster di produzione e trasformazione, dal territorio parmigiano si esportano in tutto il mondo i prodotti a base di pomodoro ma anche tecniche e tecnologia dell’industria conserviera. Tra le tante curiosità in mostra una raccolta di oltre cento scatole di latta dei primi del Novecento e una collezione storica di apriscatole.

Da notare: la Topolino pubblicitaria del 1954.

Corte di Giarola, strada Giarola 11, Collecchio

 

Museo del vino

La Malvasia è la regina dei colli del territorio parmense, un’eccellenza insieme al lambrusco e alla Fortana del Taro che s’imbottiglia nella Bassa. Di questo e di molto altro si racconta nelle raffinate sale della Rocca Sanvitale a Sala Baganza dove è allestito il museo. La prima sala, preparata in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata all’archeologia del vino nel parmense.

Da notare: 1835 è l’annata del vino più antico esposto in mostra.

Rocca Sanvitale, Piazza Gramsci – Sala Baganza

Museo del salame

Il primo documento relativo al salame risale al 1436 quando Niccolò Piccinino, al soldo del Duca di Milano, ordinò che gli si procurassero “porchos viginti a carnibus pro sallamine”. Ovvero, venti maiali per fare salami. È custodito nelle antiche cantine settecentesche del Castello di Felino, insieme a coltelli, mannaie e a una gabbia dei primi del ‘900 in cui veniva trasportato il maiale per la macellazione.

Da notare: il tabarro del norcino è l’oggetto icona usato anche dagli uomini di campagna per proteggersi dal nebbioso freddo padano.

Castello di Felino, Strada del Castello 1, Felino

 

Museo del prosciutto

All’interno dell’Ex Foro Boario, un’architettura rurale dei primi del Novecento è diventata il Museo del Prosciutto. È a Langhirano, regno di questo nobile salume nato da una terra giusta per allevare i maiali. Il percorso museale è organizzato in otto sezioni che illustrano tutti i passaggi della produzione del prosciutto partendo dal territorio per arrivare alla gastronomia, ovvero l’impiego del prosciutto in cucina.

Da notare: il filmato sull’estrazione del sale dai pozzi di Salsomaggiore.

Ex foro Boario, via Bocchialini 7, Langhirano

 

Museo del culatello e del masalén

Sull’argine del Po all’interno dell’Antica Corte Pallavicina, allestito e curato dalla famiglia Spigaroli, è un omaggio al Re dei Salumi e al maiale che per secoli è stato di vitale importanza nell’economia e nella cultura contadina. Antichi utensili si affiancano a moderni touch screen, foto antiche a video, poi cartoline illustrate, libri, cartelloni pubblicitari e la visita alle spettacolari cantine dove riposa il culatello.

Da notare: Po Forest, l’estensione open air del museo è un percorso di 1,5 chilometri diviso in 12 tappe.

Antica Corte Pallavicina, strada Palazzo Due Torri 3, Polesine Parmense

 

Museo del Parmigiano

L’antico “casello” dei principi Meli Lupi ha un’architettura del 1848. È circolare, con un colonnato interno. Nel percorso espositivo si contano oltre 120 oggetti che venivano utilizzati tra il 1800 e la prima metà del ‘900, come l’enorme calderone di rame dove si cuoceva il formaggio. Prima di uscire dal museo, vale la pena soddisfare il palato con bocconi di formaggio e miele nello shop per degustazioni e acquisti.

Da notare: una stampa del 1600 con la prima immagine ufficiale del Parmigiano.

Corte Castellazzi, via Volta 5, Soragna

 

Museo del fungo porcino

Il percorso espositivo è un viaggio nella storia del fungo, nella sua natura, ma soprattutto un viaggio attraverso il forte legame con la tradizione dell’Appennino. Si divide in sette sezioni che parlano del bosco, della raccolta, della lavorazione, ma anche del fungo nella cultura nell’arte e nella gastronomia. Ampia parte del museo è dedicato agli aspetti ambientali, biologici, organolettici e nutrizionali del prodotto. Oltre alla sede di Borgotaro c’è anche quella di Albareto dove si parla del lavoro dei micologi e si approfondiscono aspetti legati alle sue tante proprietà

Da notare: lo schema a rilievo che descrive le tante caratteristiche del fungo.

Museo delle Mura”, Via Cesare Battisti, 86 Borgotaro

 

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