La via di Matilde

Natura, antiche pietre e prodotti gourmet. 

di Silvia Ugolotti

È una delle figure più autorevoli del Medioevo, coraggiosa e volitiva: la gran contessa Matilde di Canossa ha governato un feudo che si estendeva dalla Lombardia alla Toscana, fino ai confini con lo Stato Pontificio. Guerriera, statista, cantata anche da Dante nella Divina Commedia è passata alla storia per aver fatto da mediatrice in una delle fasi più aspre della lotta per le investiture. Molti dei castelli e delle torri che servirono a proteggere i suoi domini sono sparsi nella provincia di Reggio Emilia, tra colline, calanchi e vallate, ancora oggi perfetto esempio architettonico di strategia difensiva. È possibile apprezzarne il valore strategico in un viaggio che porta dalla pianura coltivata agli Appennini, inoltrandosi nei paesaggi fluviali come quelli della Valle dell’Enza o immergendosi nei boschi di querce e castagni che coprono le prime alture reggiane.
Partendo da Monticelli Terme in un’ora e mezza di auto e 60 chilometri si compie l’intero circuito dei castelli matildici, in tutto cinque: da Bianello a Rossena, i meglio conservati, fino ai ruderi di Canossa, poi Carpineti e Sarzano.

A casa di Matilde

Il Castello di Bianello è il primo che s’incontra. Costruito su un balcone lo sguardo spazia fino alle Alpi. Qui, dove Matilde risiedeva abitualmente, si fermò Enrico V nel 1111 di ritorno da Roma. All’interno degli appartamenti sono ben conservati gli affreschi del XVII secolo dei pittori bolognesi Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi. Ai suoi piedi, L’Oasi di Bianello, si estende sui quattro colli castellesi (Zane, Lucio, Vetro, Bianello) per circa 190 ettari. È un ambiente del basso Appennino emiliano, con quote attorno ai 300 metri, fatto di boschi, piccole praterie, macchie e oltre 130 specie di uccelli: paradiso dei birdwatcher. A pochi chilometri, a Bibbiano c’è la Latteria Sociale Moderna (latteriasocialemoderna.it) dove si produce un Parmigiano Reggiano insignito del titolo “formaggio più buono d’Italia” nel concorso Grolla d’Oro: gusto, stagionatura e consistenza sono perfettamente bilanciati. Con sei caseifici storici di valore, Bibbiano (che con Campegine si contende il primato storico di più antica produzione) è sul podio del comuni produttori di Parmigiano Reggiano Dop. Non a caso, un’enorme punta di formaggio in marmo, firmata dallo scultore Michelangelo Galliani, s’innalza nella rotonda d’ingresso al paese per dare il benvenuto a chi arriva.

Torri, fortezze e il piccolo Tibet

La tappa successiva dell’itinerario porta a Rossena, edificato nel 960 dal conte Adalberto Atto, bisnonno di Matilde. È su una rupe dal colore rossastro. Ben conservato, vi si accede dopo una breve salita attraverso un arco di pietra. Una piccola scala conduce al forte costituito dal nucleo centrale della torre interna e da 21 stanze disposte su più livelli. Dalle sue finestre ci si affaccia sui meravigliosi paesaggi collinari e sulla vicina Rossenella, una torre di avvistamento quadrangolare raggiungibile con un sentiero adatto a tutti. All’imbocco della riserva della Rupe di Campoterra, sotto la torre di Rossenella, Il Melograno di Matilde (Località Rossena, 8) è il punto di sosta perfetto per un aperitivo in giardino, aspettando il calar del sole.
Pochi chilometri dopo s’intravede la silhouette del Castello di Canossa. Sebbene rimangono solo i ruderi, vale la pena fermarsi. Il contesto è affascinante, tanto quanto la storia che racconta. Il 27 gennaio del 1077, l’imperatore Enrico IV, rimase per tre giorni inginocchiato davanti al portone per ricevere la revoca della scomunica dal Papa Gregorio VII.
Non lontano, Giovanni Cervi e Nila Shabnam, curatori d’arte, hanno creato la società agricola Valico Terminus (valicotermius.com) per la produzione di salse, composte e confetture. La chicca è la Senape del Ventasso, frutto di una ricetta antica: i semi e le foglie di senape arrivano dalle coltivazione dell’azienda nei campi sull’Appennino. Da qui vale una deviazione Votigno, un piccolo borgo che fu rifugio delle truppe di Matilde, poi borgo di contadini e artigiani. Ristrutturato con cura negli anni ’60 grazie a volontari artigiani, oggi è una piccola opera d’arte con case in pietra e al centro un’originale piazza con scacchiera. Ospita La Casa del Tibet, un centro culturale buddista e il Museo del Tibet inaugurato dal Dalai Lama nel 1999. Custodisce oggetti rari di cultura tibetana insieme a fotografie di Fosco Maraini (casadeltibet.it)

Rocche e crinali

Si riparte alla volta di Sarzano, un castello elegante e ben tenuto. Importante avamposto difensivo per la sua posizione strategica sulla strada per i valichi con la Toscana, è tra le rocche più eleganti. Spostandosi verso la Toscana si trova Marola, un piccolo paese immerso in un castagneto centenario dove è possibile visitare gli antichi metati. C’è anche un’abbazia, voluta da Matilde, che conserva nelle colonne gli ornati floreali o geometrici, propri dell’arete canusina. È qui l’azienda agrituristica Il Castello di Marola (ilcastellodimarolaagriturismo.it) che produce marmellate, confetture, zeffarano. Ottimi prodotti da comprare o gustare alle tavole del ristorante, dalla cucina semplice ma genuina. Di nuovo alla guida, s’incontra il Castello di Carpineti, l’ultimo del tour. S’innalza su uno degli speroni rocciosi del crinale del monte Antognano. Dopo la morte di Matilde il suo feudo si disgregò e anche Carpineti subì numerosi cambi di proprietà e trasformazioni.

Zaino in spalla

Per chi ha gambe buone, la Via Matildica del Volto Santo (viamatildica.it), o Sentiero Matilde, ripercorre i luoghi della Contessa, lungo un itinerario di 285 chilometri che attraversa in 11 tappe 3 regioni italiane: Lombardia, Emilia, Toscana. Ma non è tutto. Sul Monte Fasola non lontano da Carpineti, poi a Castellarano, Baiso e Ligonchio ci sono le Panchine Giganti, meglio conosciute come Big Bench, un progetto del designer di auto Chris Bangle (bigbenchcommunityproject.org). Le panchine, poste nei luoghi più panoramici d’Italia hanno l’obiettivo di far cambiare prospettiva e sguardo a chi si siede. Raggiungerle significa immergersi nella natura tra colline e crinali nella Riserva MaB Unesco dell’Appennino tosco-emiliano. Alla Panchina del Monte Fosola, ad esempio, si arriva con una camminata di 30 minuti lungo una carraia che parte da Felina: vista a 360 gradi.

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